All'inizio fu Riding the Bullet, il romanzo breve firmato Stephen King. Era il 2000 quando il maestro del brivido distribuì in internet il suo primo libro "elettronico", pubblicato da Simon & Schuster: un pdf semplice semplice da leggere sugli schermi dei Pc, quando gli eReader erano ancora progetti sperimentali al Mit di Boston.
Dieci anni dopo, la mossa di Steve Jobs in un settore che sta muovendo i primi passi ha innescato anche in Italia la miccia della curiosità tra gli editori di libri e giornali. E se all'estero colossi come Penguin, HarperCollins e Hachette hanno già giurato fedeltà a Cupertino, da noi si fanno le prime riunioni di redazione per capire se una fetta di questo business - che nel terzo trimestre del 2009 ha raggiunto quota 46,5 milioni di dollari contro i 13,9 milioni dello stesso periodo del 2008 – potrà arrivare anche in Italia.
«L'iPad è una grande opportunità perché rappresenta un altro anello della catena di distribuzione di contenuti di qualità», spiega Roberto Briglia, direttore generale divisione periodici del Gruppo Mondadori. «È uno strumento che ha in sé, a differenza del mondo free di internet, un meccanismo a pagamento su una piattaforma aperta, un approccio non nuovo per il consumatore già abituato a pagare per un prodotto di alto livello. E Mondadori con i suoi magazine e i suoi libri entro breve annuncerà contenuti e prodotti con cui entrerà in relazione con questo mondo, sia con Apple sia con altri produttori di device».
Al lavoro su una piattaforma tutta nuova per distribuire libri c'è anche il gruppo editoriale Mauri Spagnol, con i suoi dodici brand tra i quali Garzanti (già presente sull'iPhone con le "Garzantine"), Salani e Longanesi: «Entro l'anno saremo pronti – rivela il presidente Stefano Mauri – e considero il mercato elettronico un modo per ampliare il concetto di libro».
«Il mondo dell'editoria digitale vive ancora il problema degli standard – racconta Cristiano Armati, direttore editoriale di Castelvecchi – senza contare che è necessario capire anche come gestire la cessione dei diritti».
Forse, però, il web richiede un po' di selezione. Anche tra i titoli, e non è strano pensare che alcuni prodotti possano trovare in rete il successo mancato sulla carta. E viceversa. «Stiamo pensando da tempo di entrare nel mondo della virtualità – spiega Matteo Codignola, editor di Adelphi e braccio destro di Roberto Calasso - e credo sia importante fare una selezione intelligente dei titoli per capire quali si presteranno di più al nuovo mezzo».
Se gli editori tradizionali sono cautamente interessati all'iPad, c'è chi invece ne è entusiasta. Come Paolo Ainio, uno dei pionieri italiani di internet, fondatore, tra i vari progetti, di Banzai, holding industriale da 50 milioni di euro che opera nei segmenti media, ecommerce e web-design. «La cosa certa – dice – è che l'iPad ucciderà il Kindle di Amazon: è come paragonare un nuovo Mac e o un Pc al Vic20 degli anni ottanta. Poi l'iPad vive in un ecosistema aperto e si attiva in modo intuitivo con le dita e questo cambierà parecchie cose. Sbaglia invece chi pensa che stravolgerà il mondo dell'editoria, almeno così come lo concepiamo oggi, mentre rivoluzionerà i formati della pubblicità».
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